- Alcune informazioni sulla produzione globale di plastica
- Cosa sono plastica, microplastica e nanoplastica?
- Da dove proviene la microplastica?
- Quali sono le principali preoccupazioni riguardo l’uso diffuso di materie plastiche e microplastiche?
- Perché la microplastica è un problema di livello mondiale?
- Il cibo esposto alle microplastiche
- Cosa sono le microplastiche nei cosmetici?
- Come fai a sapere se un cosmetico che usi contiene microplastiche?
- Perché la microplastica è pericolosa per la nostra salute?
La scoperta della plastica e il suo utilizzo per produrre articoli di uso quotidiano ha reso e rende la nostra vita sicuramente più comoda, ma a quale prezzo? Questo costo lo sconta non solo il nostro ambiente, ma anche la nostra stessa salute.
Perché la microplastica è pericolosa per la nostra salute?
Sebbene vi sia una crescente preoccupazione riguardo il suo l’uso, le ultime tendenze della produzione globale di plastica, insieme al suo uso inappropriato, indicano che un giorno seri problemi a smaltirla. Il fatto ancor più preoccupante è che i rifiuti di plastica, a causa delle loro piccole dimensioni, possono essere ovunque: nell’aria, nel cibo, nell’acqua potabile e nei cosmetici.
Secondo una recente ricerca scientifica, la produzione globale è aumentata da 1,7 milioni di tonnellate prodotte negli anni ’50 a 335 milioni di tonnellate segnalate nel 2016. Ancora più sorprendente è il fatto che questo valore dovrebbe raddoppiare entro il 2050.
Cosa sono plastica, microplastica e nanoplastica?
Le materie plastiche, più precisamente i polimeri organici sintetici, sono spesso ottenute da fonti naturali, quindi organiche, che includono carbone, gas naturale e petrolio greggio. In specifiche condizioni estreme, come l’uso di alte temperature e pressione, note anche come polimerizzazione o policondensazione, queste fonti danno luogo ai materiali plastici che conosciamo.
Il termine microplastiche è stato introdotto per la prima volta da Richard C. Thompson nel 2004 per descrivere particelle di plastica molto piccole, che misuravano meno di 5 mm di diametro. Alcune sono abbastanza grandi da vedere, ma la maggior parte di esse sono molto piccole, invisibili, ma soprattutto pericolose per la nostra salute se inalate e non solo.
La differenza tra nanoplastiche e microplastiche è la loro dimensione. Le nanoplastiche sono piccole particelle di frammenti di plastica nell’intervallo submicronico, <1 μm. Esse non sono visibili ad occhio nudo o sotto un semplice microscopio. Nanoplastiche come termine per le particelle di plastica nel campo della nanotecnologia può riferirsi a particelle costruite <100 nanometro, cioè il limite di dimensione dell’applicazione di nanotecnologia. Scoperta e quantificazione dell’inquinamento da particelle di plastica nel sangue umano – ScienceDirect
Da dove proviene la microplastica?
Per quanto le microplastiche possano avere origini diverse, esse provengono principalmente da fonti industriali e domestiche, tra cui prodotti per la cura personale e medicinali. La microplastica può anche essere generata attraverso la degradazione di altri oggetti di plastica più grandi come fogli, imballaggi, scatole e altri, che sono stati smaltiti in modo inappropriato e finiti nel mare e/o in terreni. Oggi si possono trovare quasi ovunque.
Quali sono le principali preoccupazioni riguardo l’uso diffuso di materie plastiche e microplastiche?
C’è molto di cui preoccuparsi.
Motivo n.1: La plastica è una risorsa non rinnovabile e non può essere riutilizzata.
Motivo n.2: La plastica è altamente resistente alla degradazione, che può impiegare fino a 450 anni.
Motivo n.3: Quando la plastica si degrada, essa forma particelle microplastiche che possono diffondersi facilmente nel nostro ambiente, compresi i terreni l’acqua e persino i nostri corpi.
Motivo n.4: La presenza di microplastiche nel nostro ambiente è una seria minaccia non solo per noi umani, ma anche per gli animali (pesci, uccelli).
Motivo n.5: Le microplastiche possono essere tossiche, a seconda della loro composizione e possono anche agire come vettore per altre molecole cui si possono aderire.
Motivo n.6: Le microplastiche possono danneggiare organi e diffondersi assieme a sostanze chimiche pericolose come i pesticidi. Queste sostanze possono indebolire la funzione immunitaria del nostro corpo e compromettere la crescita e la riproduzione.
Motivo n.7: Gli scienziati temono che l’accumulo di queste tossine possa influire sulla salute degli organismi viventi.
Perché la microplastica è un problema di livello mondiale?
A seconda del paese, la microplastica può derivare da diverse fonti, tuttavia le più comuni sono: confezioni di plastica come sacchetti e bottiglie, prodotti per la cura personale, vernici, prodotti per la pulizia, pneumatici per veicoli e persino piste di atletica nelle scuole e le strade gommate nelle città (miscela ottenuta con il conglomerato bitumoso per creare l’asfalto e polvere di gomma di ruote riciclate). Alcuni ricercatori sostengono che tra tutte, gli pneumatici dei veicoli sembrano essere una delle fonti più significative di microplastica presenti nel nostro ambiente. Ciò avrebbe senso, poiché il numero globale di veicoli prodotti aumenta rapidamente di anno in anno. Tuttavia, la microplastica che si trova nei prodotti per la cura personale e nei cosmetici è quella di cui dovremmo preoccuparci molto di più. L’Europa (15,9%) e il Nord America (17,2%) continuano a essere considerati significanti fruitori di microplastica all’interno di prodotti per la cura personale.
È difficile da credere, ma secondo una ricerca recente, l’industria cosmetica europea (Svizzera compresa) genera ancora circa 4.130 tonnellate di microplastica l’anno, un quantitativo maggiore di quella depositata nei mari e nei fiumi dalla Cina con una media di circa 307 tonnellate.

Fonti di microplastica nell’ambiente
Il cibo esposto alle microplastiche
Gli alimenti sembrano essere una potenziale fonte di contaminazione da microplastica, soprattutto quelli confezionati e quelli ittici. I polimeri plastici più comunemente trovati sono polietilene-tereftalato (PET), polipropilene (PP), polietilene (PE), poliestere (PES), cloruro di polivinile (PVC), polistirene (PS), poliammide (PA) e nylon.
Riuscite a immaginare che la microplastica è stata recentemente rilevata in pesci come triglie, merluzzi, platesse, aringhe, sgombri, ma anche in acciughe europee, cozze e ostriche? È stata trovata nell’acqua minerale delle bottiglie di plastica, in sali marini, compreso il sale da tavola e persino nel miele!
Cosa sono le microplastiche nei cosmetici?
Le microplastiche possono essere rimosse completamente dai cosmetici, ma purtroppo continuano ad essere ingredienti abbastanza comuni in molti di essi e nei prodotti per la cura personale. Fondamentalmente esse possono essere trovate ovunque, come ad esempio il dentifricio, detergenti per il viso, esfolianti, sieri, creme e diversi tipi di trucco come polvere, mascara, ombretti e altro. Dobbiamo ricordarci che le microplastiche nei cosmetici non sono limitate alle microsfere. Di solito sono usate come emulsionanti o riempitivi essendo ingredienti tecnici economici e facili da formulare, costituiti da circa il 4% di additivi chimici.
Prima delle microsfere, negli esfolianti si trovavano gusci frantumati e le pietre di frutta. Queste materie prime naturali nei cosmetici sono state tuttavia sostituite rapidamente con le microsfere di plastica sintetica, grazie alla loro durata e al basso costo.
Come fai a sapere se un cosmetico che usi contiene microplastiche?
Per assicurarti che il tuo cosmetico contenga microplastiche o meno, dovresti leggere attentamente l’elenco INCI (ingredienti): sono ritracciabili sotto i nomi di Polietilene (PE abbreviato), Polipropilene (PP), Polietilene tereftalato (PET o PETE), Polimetilmetacrilato (PMMA), Acido polilattico, Nylon.
La crescente consapevolezza degli effetti negativi dell’esposizione alle microplastiche sulla salute è spesso messa in discussione dall’industria cosmetica. I marchi più consapevoli cercano di sostituire le microplastiche con ingredienti naturali aventi proprietà simili, come silice e perlite, cristalli di zucchero o sale e semi di frutta.
“Conformemente alla nostra filosofia, in VERDILAB vietiamo tutti i tipi di microplastiche e nanoplastiche. Nelle nostre formule utilizziamo solo ingredienti di origine naturale al 100%. I nostri contenitori non sono realizzati in plastica, ma in vetro completamente neutro e non in grado di veicolare particelle nel prodotto. La nostra promessa è quella di cambiare la salute della tua pelle e la tua vita in meglio; quindi, dobbiamo essere sicuri al 100% che i nostri prodotti siano sicuri e non possano intossicare il corpo o l’ambiente con particelle di plastica dannose, indipendentemente dalle dimensioni.”
Victoria Neymann, fondatrice di VERDILAB.
Perché la microplastica è pericolosa per la nostra salute?
Sicuramente le microplastiche sono un grosso problema e purtroppo c’è ancora un numero limitato di studi che indaga sugli effetti a lungo termine delle microplastiche sulla nostra salute.
Secondo l’indagine condotta da scienziati ambientali dell’Università di Wageningen nei Paesi Bassi, bambini e adulti possono assimilare da poche dozzine a oltre 100.000 microplastiche ogni giorno dall’aria, dall’acqua, dal sale e dal pesce/frutti di mare. Ciò significa che, nel peggiore dei casi, potremmo ingerire una massa di microplastiche pari a una carta di credito in un anno.
Oggi sappiamo che la microplastica ha un impatto negativo sulla salute umana, dimostrato attraverso la sua tossicità e la capacità di interrompere alcuni processi fisiologici. I più pericolosi sembrano essere i sottoprodotti o gli additivi utilizzati nelle materie plastiche. Il corpo umano, inoltre, non è in grado di metabolizzare polimeri sintetici che possono depositarsi negli organi coinvolti nella disintossicazione, come i reni o il fegato, e che nel tempo possono portare a cancro e disturbi riproduttivi.
Alcuni ricercatori riferiscono che piccole dimensioni di microplastiche e nanoplastiche possono facilmente penetrare in tessuti e organi come intestino o fegato, mentre la capacità del corpo di eliminarli è ancora in fase di ricerca. Finora, sappiamo che le nanoplastiche arrivano agli organi attraverso l’invasione linfatica e/o vascolare più frequentemente di quanto non facciano le particelle più grandi. Le prove disponibili fino ad oggi mostrano che l’esposizione alle microplastiche può aumentare l’infiammazione nell’intestino.
Le microplastiche possono avere un impatto negativo sulle funzioni riproduttive e sugli esiti della gravidanza.
Secondo una recente ricerca, sono state trovate microplastiche nella placenta di donne in gravidanza ed è stata inoltre dimostrata una correlazione a una ridotta crescita fetale. I neonati esposti precocemente al DEHP (dietil-esilftalato, un plastificante ampiamente usato) ha alterato la composizione e la diversità del microbioma intestinale.
Uno studio pionieristico di biomonitoraggio umano ha dimostrato che le particelle di plastica sono biodisponibili per l’assorbimento e sono state trovate nel flusso sanguigno umano.
Sono tuttavia necessari ulteriori studi e osservazioni a lungo termine.